La storia di Pulcinella non ha data. C’è chi sostiene sia un contadino di Acerra, tale Puccio d’Angelo, chi lo assimila al pulcino per il naso adunco, chi ancora lo fa finire nelle antichissime Atellane. È una delle maschere più complesse, esoteriche e affascinanti del teatro.
Il pulcinella moderno ha cambiato carattere nel corso del tempo. Si è evoluto presto in un servo furbo e svogliato, sempre affamato di maccheroni al pomodoro. Ma pulcinella non è solo il portabandiera di una Napoli in cui si vive alla giornata. È anche uno dei pezzi che si incastrano nel mosaico della città, e la città stessa si incastra pezzo pezzo dentro di lui, proprio come sono tanti spaghetti a fare insieme il piatto di pasta al pomodoro che Pulcinella va mangiando con le mani.
Quindi: Pulcinella è il Vesuvio, Pulcinella è la pizza, Pulcinella è il golfo, Pulcinella è la canzone, Pulcinella è il teatro, il mandolino, il presepe, le 500 cupole, il mare, la pizza fritta, la sfogliatella, la frittura del cuoppo, il sole, il curneciello, lo scartellato, la Gaiola, la sirena Partenope, San Gennaro, la Sanità, Port’Alba, via Toledo, Mergellina, Spaccanapoli, il chiostro di Santa Chiara, Pulcinella è De Filippo e, se ci fai caso, Pulcinella sei pure tu.
Lorenza Sabatino
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