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N.16 - La Tombola

“Avvocà, ‘e ssapite chilli vasci? I bassi! A San Giuvannielle, ’e Virgini, a Forcella, i Tribunali, ‘o Pallunetto?”

Inizia così uno dei monologhi più emozionanti della storia del teatro, dove un’immensa Regina Bianchi interpreta Filumena Marturano che sul palco continua dicendo: “Dint’a nu vascio ‘e chillo, a Vicolo San Liborio, ci stavo io con la famiglia mia.”

Siamo nel quartiere Montecalvario, tra Piazza Carità e la Pignasecca.


Proprio qui, a pochi passi dal Vicolo San Liborio, raccontiamo la storia del Vico Bonafficiata Vecchia. Il nome riporta a un’espressione molto usata dalle persone più anziane, che sono solite ripetere, per augurare qualcosa di buono, la classica frase: “he piglià na bbonaffiggiata”.


Anche se il pensiero va immediatamente al banco lotto, le “beneficiate” erano, invece, lotterie in uso molti anni prima dell’introduzione del gioco del lotto. Le “beneficiate” erano lotterie di più cose: oggetti d’oro, gioielli e corredi. In questo vico nel 1520 si trovava un’antica sede della lotteria.


Durante un’estrazione che prevedeva la messa in palio di un corredo di nozze parteciparono novanta ragazze ancora senza marito. A ognuna di esse fu associato un numero da 1 a 90 e le cinque fortunate vincitrici furono, appunto, “beneficate”, ovvero “bonafficiate”.


Quanto al vero gioco del lotto, la prima estrazione si ebbe a Napoli il 9 settembre 1682, ma fu introdotto ufficialmente nel 1734 da Carlo di Borbone. Nel periodo di astinenza forzata — il domenicano Gregorio Maria Rocco era contrario al lotto in quanto si trattava di un gioco d’azzardo e come tale fu osteggiato dalla Chiesa —, i napoletani inventarono la tombola.


Si organizzarono nelle case e lo fecero diventare un gioco familiare tipicamente natalizio, con tanto di cartelle e “panariello” e per non farsi scoprire, associando un significato a ogni numero. Fu così che nacque la smorfia!


Per arrivare al lotto con estrazioni settimanali bisognerà attendere fino al 1816 e negli anni successivi l’amministrazione del lotto fu portata al Pallonetto Santa Chiara, al numero 28; ecco perché questo Vico Bonafficciata vecchia fa riferimento alle “vecchie beneficiate”, a quelle lotterie per i corredi e a quelle ragazze napoletane che speravano di vincere per potersi sposare.


E mò, andiamoci a giocare due numeri: 63 ‘a sposa e 46 ‘e denare!



Lorenza Sabatino




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