Parthenope era una sirena. Abitava le coste del golfo di Napoli. Un giorno, il centauro Vesuvio la vide e, a quel punto, Eros scagliò il suo dardo senza esitazione. Vesuvio s’innamorò perdutamente di Parthenope, e lei di lui.
Ma anche Zeus amava Parthenope: per questo, decise di separare i due amanti per sempre. Trasformò Vesuvio in un vulcano e lo pose ai confini del golfo. La sirena, così, avrebbe potuto vederlo, senza però poterlo mai toccare. Non riuscendo a sopportare la distanza dall’amato, Parthenope si uccise. Le onde la trascinarono sull’isolotto di Megaride. Qui, la sirena assunse la forma di un’incantevole città: Napoli.
Un’altra versione del mito vede Parthenope suicidarsi in seguito al rifiuto di Ulisse — Capodimonte sarebbe la sua testa e la sua coda sarebbe posata lungo la collina di Posillipo.
Secondo Matilde Serao, invece, Parthenope sarebbe stata una ragazza greca, innamorata dell’eroe ateniese Cimone. Ma Parthenope era promessa in sposa a un altro uomo. I due scapparono dalla Grecia e approdarono nel golfo di Napoli. In questo modo, Parthenope e Cimone poterono vivere insieme il loro amore.
Parthenope diede alla luce 12 figli: così divenne la madre del popolo napoletano. Secondo la versione di Matilde Serao non è mai morta, ma continua a vivere per restare accanto al suo popolo.
Quello che accomuna le varianti è che Napoli sia stata fondata tramite un gesto d’amore. Senza dubbio sono l’amore e la passione il primo fondamento della città.
Lorenza Sabatino
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