Il cinema napoletano, insieme ai suoi interpreti, ha saputo arricchire profondamente la percezione storica e artistica della città e del suo popolo.
Se vogliamo capire l'immortalità della cultura di Napoli, pensiamo all'eternità del suo cinema. Poco importa quanti decenni siano passati dall'uscita nelle sale dei film di De Filippo, Troisi, Sophia Loren, Totò: la loro eredità continuerà a vivere. Icone che vanno oltre il tempo, incarnano l'anima stessa di Napoli e la rendono universalmente accessibile, ancora oggi e per sempre.
Fare del bene senza chiedere nulla in cambio. È tutta qui che si racchiude la sua grandezza umana ed è anche per questo che, ancora oggi, viene ricordato un personaggio come Totò.
Il 15 aprile 1967, il Principe pronunciò quel “portatemi a Napoli” prima che il suo cuore si fermasse. Un cuore napoletano che lo portava a farsi accompagnare di notte da Roma dal suo autista, per lasciare banconote da diecimila lire sotto le porte delle abitazioni delle famiglie povere del Rione Sanità, il quartiere più popolare di Napoli.
Eduardo De Filippo, invece, entrò nel mondo del cinema nel 1932 e ci entrò con la prepotenza, come attore e come regista. Visto recitare al teatro Kursaal di Napoli, Eduardo venne scritturato assieme al fratello Peppino da Giuseppe Amato. La sua prima regia, invece, fu nel film “In campagna è caduta una stella” del 1940, di cui fu anche interprete.
Fanno parte dell’epoca d’oro del cinema napoletano anche Sophia Loren e Massimo Troisi. I loro film più famosi (in disordine): Ricomincio da tre; La ciociara; Scusate il ritardo; Ieri, oggi, domani; Non ci resta che piangere; Matrimonio all’italiana; Pensavo fosse amore… e invece era un calesse.
Lorenza Sabatino
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